Nella vita ho amato avere coraggio ma prima di aver avuto tanto coraggio ho avuto tante paure

PAURA è una di quelle parole che userei per descrivermi, per parlare di un uomo che nella vita ha sempre voluto urlare, gridare davanti alle difficoltà ma soprattutto conoscerle, averne il potere di combatterle, di lottare. Della paura mi è sempre piaciuto parlare e voglio che se ne parli: ho sempre desiderato poter essere d’aiuto, raccontando le mie esperienze, a chi nella vita si concede la possibilità di avere paura e di chiamarla col suo nome.

Sono state tante le paure che nella mia vita sono riuscito a vincere, altre contro le quali lotto tuttora e altre che sono riuscito, indagando sulla loro natura, solamente ad averne il controllo come L’IPOCONDRIA, un timore continuo, invisibile e costante che porto con me da quando avevo 20 anni.

L’ansia per la mia salute, fortunatamente, non mi ha mai condizionato del tutto sebbene mi abbia fatto soffrire molto con crisi, acuzie.  Ricordo il paradosso di alcuni anni giovani e felici, una vita perfetta in cui tutto ciò che potevo desiderare avevo o ottenevo, dal lavoro all’amore, dal successo ai guadagni. Eppure, proprio in quei momenti in cui tutto sembrava filare come sognavo, la paura di perdere tutto all’improvviso aveva la meglio.


L’idea di un tumore, di una malattia improvvisa o misteriosa erano i pensieri che più mi gettavano nello sconforto in quei momenti in cui tutto andava bene e si acuiva la sofferenza che un male arrivasse a privarmi della felicità, della possibilità di godermela.

Senza alcun sintomo esterno, la vera battaglia è stata dentro di me: un controsenso per una persona che ha affrontato la vita con una mano sola dopo averne persa una in un incidente. [Leggi cosa mi è successo in Dopo l’incidente, nessun grido]

Eppure, quella mano di legno era un pensiero che ero riuscito a metabolizzare e con il quale riuscivo a convivere; era concreta, tangibile. L’ipocondria gravava su di me proprio per questo aspetto: sono sempre riuscito ad affrontare tutto ciò che vedevo, che conoscevo ma non potevo sopportare l’idea di non conoscere il male contro il quale lottare

Solamente leggendo, investigando, rendendomi consapevole e conoscendo il più possibile del mio nemico sono riuscito, nel tempo, a vincerlo e a vincere su ogni mia paura, averne quel controllo che mi permette oggi di continuare a preoccuparmene senza esagerare. 

Diversamente da chi non ha timore di nulla, indagando la mia vulnerabilità mi sono scoperto più forte e coraggioso di quanto avrei potuto immaginare anche quando poi la vita mi ha posto davanti, invece, sfide tangibili, drammaticamente vere e concrete come l’emorragia cerebrale e il tumore alla prostata[Leggi di più in …]

Proprio per questo, la parola per descrivermi che segue la paura è IL CORAGGIO: coraggio che inseguito in tutti i contesti, a casa e al lavoro. E oggi, guardando il passato, devo confessare di aver avuto sempre il coraggio soprattutto di AMARE, tutto, anche e soprattutto il mio lavoro.

Non ho mai cercato un lavoro che semplicemente mi piacesse: ho voluto fare un lavoro di cui fossi innamorato, un lavoro verso il quale nutrire un sentimento senza il quale non avrei potuto farlo o farlo ma non nel migliore dei modi. 

Così ho fatto per costruirmi una vita che mi rendesse felice e innamorato seppur con tutte le mie paure e tutte le mie fragilità, le insicurezze: mi sono costruito una carriera da assicuratore che era il lavoro che amavo e l’ho fatto al fianco di una moglie bellissima e carismatica, la miglior donna che potessi amare.

Anche nell’intimità, tra le mura della mia casa, nutrivo ansie e timori soprattutto nei confronti della mia compagna, titubante nei confronti di quelle fragilità che avrebbero potuto portarla via da me. In primis il dubbio che lei, così bella e così capace, avesse potuto innamorarsi di un altro uomo; in secondo luogo la paura che a farla allontanare da me potesse essere proprio la mia invalidità.

Temevo tra me e me che il mio avere una sola mano potesse metterla nella condizione di credere che non fossi alla sua altezza. Una paura, anche questa, che ho superato solamente affrontandola e conquistandomi ciò che, nei suoi riguardi, più ricercavo da lei: la sua STIMA

Lavoravo come un pazzo per lei, per essere ai suoi occhi un uomo di successo: desideravo che mi guardasse come un assoluto protagonista. Anche per questo motivo lavorare tanto e guadagnare tanto si sono tradotti, nella mia personale esistenza, in quel tentativo di crearmi un PARACADUTE, qualcosa che avrebbe potuto salvarmi nel momento in cui anche la più remota delle ipotesi – come  il divorzio proprio da mia moglie, che poi è successo – si sarebbe verificata. [Leggi di più sul mio divorzio]

Ho inseguito la vita costruendo con lena delle sicurezze che non sono mai arrivate da sole, con quella buona dose di consapevolezza che solamente avendo coraggio avrei potuto un giorno parlare delle mie paure. 

E mi ripeto anche oggi: senza la paura, quando viene fuori il coraggio?

L’ultima parola con cui mi piace descrivermi è SACRIFICIO. Sono sempre stato disposto a fare a sacrifici e nella vita ne ho sempre fatti, molti. Dai più concreti e fisici a quelli psicologici e più difficili da superare. Da assicuratore, mi capitava spesso di lavorare per grandi aziende in cui spesso la sala riunioni o l’ufficio del direttore si collocava al fondo di lunghi corridoi. Ricordo un giorno in cui, per raggiungere un vertice tra amministratori, dovetti attraversare un corridoio compreso da ambo i lati da scrivanie con numerose segretarie e lo ricordo il momento in cui lo attraversai tutto, superando quel fastidio, con la mia mano di legno coperta da un guanto in tessuto all’altezza degli occhi di quelle segretarie che non facevano nulla per nascondere di guardare il segno della mia invalidità. 

Di quel fastidio, di quella paura, oggi ho il ricordo solamente di averla superata ed è di questo che voglio parlare: di viaggio dentro e fuori sé stessi, di lotte e di timori, di fallimenti e di riuscite, di forza e di titubanza e solo perché solamente avendone conoscenza si avrà l’occasione e la possibilità di riuscire a combatterle

Eder Cappelli

Seguire la tua deviazione significa creare il tuo percorso nella vita.

Si tratta di abbracciare il cambiamento e correre dei rischi alla ricerca di una vita che ami.
Che tu sia arrivato a un vicolo cieco o stia cercando un percorso alternativo, seguire una deviazione riguarda il viaggio alla scoperta di te stesso e alla crescita… non la destinazione.

Se dove sei non è dove vuoi essere, allora è il momento di seguire la tua deviazione…