Non tutte le volte che mangiamo ne abbiamo davvero bisogno e non tutti i cibi sono semplicemente “cibi”. Esiste una particolare categoria chiamata “comfort food”, che funziona in maniera del tutto similare alla comfort zone.
Comfort Food: che cos’è
La peculiarità è che in questa categoria può rientrare qualsiasi tipo di cibo perché ad eleggerlo è singolarmente ogni individuo. Ogni persona possiede un proprio comfort food: un alimento a cui si attribuisce un vero e proprio valore, sia questo consolatorio, nostalgico o sentimentale. Torna utile in termini esemplificativi la più classica vaschetta di gelato mangiata con il cucchiaino dopo una delusione amorosa. Facile dedurre dunque che si tratti di un cibo destinato non a soddisfare l’appetito ma l’umore.
Il comfort food: l’abbraccio di cui abbiamo bisogno
Pensandoci bene chiunque può con facilità risalire a quel piatto, quel gusto, quell’abbinamento capace di richiamare alla mente un momento felice, un bel ricordo dell’infanzia. Il sugo della mamma, il pollo della nonna, una merendina che riporta alla mente quei pomeriggi trascorsi a scuola. Niente di più simile a quella madeleine di Proust.
Non è solo mangiare: il fenomeno del comfort food, analizzato in psicologia, ha dimostrato di possedere delle capacità “terapeutiche” essendo capace di ristabilire l’equilibrio psicofisico del commensale annoverando tra le sue abilità anche quella di riuscire a cambiare del tutto l’umore di una persona. È il caso ad esempio di un bel sushi riparatore, per gli amanti del sushi, dopo una giornata intensa a lavoro. Il comfort food, per questo motivo, può considerarsi al pari di un abbraccio in un momento di sconforto.