Lavoro sommerso

A livello comunitario, per lavoro sommerso si intende “qualsiasi attività retribuita lecita per natura, ma non dichiarata alle pubbliche autorità, tenuto conto delle differenze nei sistemi normativi degli Stati membri”.

Soprattutto sul territorio italiano, quello che più comunemente viene definito “lavoro nero”, è diventato quasi una piaga sociale.

Sicuramente colpisce alcune regioni più di altre:

Calabria e Campania presentano un tasso di irregolarità pari al 22 e al 19 %.

Il nord invece ha la situazione più sotto controllo, ma coinvolge pur sempre un numero vasto di lavoratori. Ad esempio, si conta una percentuale di lavoro “nero” del:

  • 11,6 % in Liguria
  • 10,4% in Lombardia
  • 10,25 in Piemonte

Il problema principale, allargando lo sguardo a tutto il territorio italiano, riguarda un importante impoverimento, sia umano che economico: il lavoro sommerso ha un’incidenza di 77,8 miliardi di Euro.

Ma cosa comporta questa flotta di “lavoratori invisibili”?

Sicuramente un disagio culturale ed economico, chi accetta condizioni di questo genere rimane in uno stato di assoggettamento senza vedere riconosciuti dallo stato i propri diritti.

Niente contributi, ferie o malattie pagate e, la cosa peggiore, riguarda gli infortuni.

Soprattutto in alcuni settori più pericolosi, come l’edilizia, i lavoratori senza regolare contratto non hanno formazione riguardo la sicurezza, non sono sottoposti a controlli regolari e non sono coperti da assicurazione.

Non esistono ad oggi dati certi che dimostrazione la correlazione tra lavoro sommerso e incidenti sul lavoro o addirittura le cosiddette “morti bianche”.

Infatti, è importante notare che, chiunque si infortuni senza essere regolarmente assunto, tenderà a coprire l’accaduto.

Non ci sarà una denuncia a seguito dell’incidente per non rischiare di perdere quell’unico posto di lavoro trovato con fatica.

Combattere questa forma di lavoro, che assolutamente non porta nulla di buono né all’imprenditore, né a chi scende a compromessi, diventa prioritario per costruire un futuro diverso.

Nella lotta al lavoro sommerso bisogna porsi domande importanti, capire i motivi che spingono ad affidarsi ad esso, accettando condizioni senza dubbio svantaggiose.

Credo sia inutile penalizzare chi sceglie, più o meno consapevolmente, questa strada, quanto più invece multare le aziende che sfruttano i lavoratori e modificare le leggi su assunzioni e tassazioni. Un mondo più semplice, con meno burocrazie e agevolazioni è di certo la strada da percorrere per abbassare questi tassi di irregolarità.

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