
Mai sentito parlare di Digital Nomadism? Di certo non bisogna abbandonare l’antica concezione di nomadismo, quella a tutti nota, basterà solamente riscriverne la definizione in chiave moderna. Esiste infatti un vero e proprio “nomadismo” 2.0, per l’appunto digitale.
La nuova frontiera del viaggio: il nomadismo digitale
Pochi gli strumenti del nomade digitale: basta infatti solamente un pc portatile, uno zaino e un cellulare. Il nomadismo digitale non è certo una tendenza di questi ultimi mesi, esisteva fin da prima della pandemia per intenderci quindi non è una sua diretta conseguenza ma c’è da dire che la pandemia ne ha indubbiamente aumentato i militanti.
Complice quel “dover rimanere a casa” che ha spinto le politiche aziendali sempre più verso la promozione e il potenziamento del lavoro da remoto e quella voglia di tornare a viaggiare, muoversi ed esplorare il mondo.
In questo contesto si inserisce il nomadismo digitale che coniuga così due aspetti: la volontà di congiungersi con le proprie curiosità sparse per il mondo e la necessità di rimanere ancorati a delle radici fisse, stabili. Un modo del tutto nuovo e rivoluzionario di concepire il viaggio che sarà inevitabilmente più più lento e continuo.
Chi è il “nomade digitale”: la filosofia
Il “nomade digitale”, una volta partito con i suoi 3 strumenti magici, si sposta da una tappa all’altra molto lentamente. Non si tratta infatti di un viaggiatore che deve concentrare quanto più possibile nel tempo che ha a disposizione per viaggiare. Il viaggio è la stessa vita, non serve una vacanza: si parte di fatto muniti delle proprie radici (il computer, il cellulare) continuando così a lavorare come se nulla fosse e al tempo stesso girovagando per il mondo di tappa in tappa, fermandosi in luoghi nuovi e sconosciuti anche per settimane, mesi prima di partire alla volta di una nuova meta. Ogni tappa è il luogo d’arrivo ma anche il nuovo luogo di partenza, la “futura casa” da cui intraprendere un nuovo viaggio.
Non solo un modo di viaggiare, ma anche un concetto ben definito: trovandosi ogni volta immersi nella cultura e nella tradizione di quella che si elegge, ciclicamente, a propria “casa spirituale” del momento, cambia del tutto l’approccio tra il viaggiatore e la meta con l’esploratore che si spoglia delle sue vesti per vestire quelle di nativo, di originario del luogo instaurando con la meta un rapporto e un legame molto più intimo e profondo. Il tutto mentre la propria vita, la carriera, procede regolarmente da remoto.