Dopamina: il segreto del cervello

Dopamina

Il nostro sistema nervoso è tanto vasto quanto complesso, ed essere consci del fatto che il nostro cervello sia molto di più che una semplice congregazione di aree diverse è fondamentale per avere modo di impattare sul nostro benessere nel modo migliore.

I nostri neuroni dunque, comunicano attraverso delle sostanze chiamate neurotrasmettitori. Essi sono contenuti in delle sacche inerti, che vengono stimolate dai neuroni a rilasciare il neurotrasmettitore prescelto in base a quello che ci sta capitando intorno.

Negli ultimi cinquant’anni di scienza ci siamo dedicati anima e corpo allo studio della coscienza, verificando come essa – intesa come consapevolezza personale e rispondiamo al mondo che ci circonda – sia effettivamente frutto dell’azione combinata di varie parti del cervello, di cui i neurotrasmettitori fanno parte.

A questo proposito entra in gioco la Dopamina, neurotrasmettitore fondamentale dell’esperienza umana e animale: le ultime ricerche la associano allo sviluppo di comportamenti iterabili in stato di coscienza, legandola però anche alla concezione del tempo e alla percezione dello scorrere del tempo.

Dopamina: un neurotrasmettitore fondamentale

Ma facciamo un po’ d’ordine: innanzitutto la dopamina è responsabile di molteplici funzioni. Il movimento, l’apprendimento, la memoria, il meccanismo della ricompensa, la regolazione del sonno, la produzione di prolattina e la capacità di attenzione sono tra queste.

Sono tante? Beh, la dopamina come detto ricopre un ruolo fondamentale nel nostro corpo, e una sua mancanza – o una sua presenza eccessiva – possono causare degli scompensi molto pesanti.

Uno degli scompensi peggiori è il morbo di Parkinson: quando la dopamina manca in maniera cronica, il Parkinson interviene come disturbo del movimento a causa della degenerazione della “substantia nigra”, luogo di produzione della dopamina.

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In questo contesto, l’implementazione di dopamina a livello farmacologico permette il trattamento della malattia tramite agonisti dopaminergici, molecole di largo impiego clinico che si legano ai recettori della dopamina. Essi permettono di aumentare artificialmente i livelli di dopamina, e per questo oltre al Parkinson e all’ADHD sono utilizzati anche per il trattamento di disturbi depressivi.

Euforia, ricompense e topi

La dottoressa Sofia Soares del Champalimaud Centre for the Unknown di Lisbona, ha condotto una ricerca nel 2017 riguardo il legame tra la percezione del tempo e il neurotrasmettitore di cui ci stiamo occupando oggi.

La dopamina, secondo tale studio, incide sulla percezione del tempo da parte dell’essere umano – o animale come in questo caso. Lo studio si è avvalso di topolini da laboratorio che, come dichiarato dalla Soares, hanno ricevuto un trattamento specifico così descritto:

“I dati raccolti finora sul ruolo dei neuroni dopaminergici della “sostanza nera” nella percezione del tempo. In particolare tramite l’optogenetica abbiamo acceso o spento i neuroni dopaminergici della “sostanza nera”. I topi dovevano riconoscere se l’intervallo di tempo trascorso tra due suoni fosse lungo o breve. Se il riconoscimento era corretto, i topi ricevevano una ricompensa.”

Fin qui nulla di strano, o meglio, nulla di diverso di un qualsiasi test di laboratorio riguardante la dopamina o un neurotrasmettitore qualsiasi.

La scoperta che il team portoghese ha certificato è però un’altra: tramite la dopamina è possibile distorcere la cognizione del tempo.

“In primo luogo abbiamo dimostrato che i neuroni dopaminergici della sostanza nera si attivano in corrispondenza del secondo suono, segnando il ritmo degli eventi che avvengono nel mondo esterno. Infatti accendendo i neuroni della sostanza nera i topi percepivano una dilatazione dell’intervallo di tempo tra i due suoni. Spegnendoli, invece, abbiamo ottenuto una percezione più ravvicinata dei due suoni, sebbene l’intervallo di tempo non fosse cambiato. Quindi, nel primo caso i topi ricevevano la ricompensa prima del previsto mentre nel secondo la ricevevano più tardi.”

Tale scoperta è dunque emblematica: anche la percezione del tempo è influenzata dalla dopamina, sostanza che quindi è “colpevole” della infinità lunghezza di quelle situazioni in cui proprio non ci vogliamo trovare ma a cui dobbiamo necessariamente assistere.

Dopamina: conclusioni e come stimolarla

Già, perché se il tempo sembra volare quando siamo in una situazione di puro piacere, lo stesso lasso di tempo ci sembra infinito quando siamo immischiati in una situazione che proprio non ci interessa.

Questa diversa percezione è dovuta al rilascio di dopamina, legato al sistema di ricompensa e gratificazione, dovuto ad attività che ci piacciono, che stimolano la nostra corteccia celebrale a rilasciare quei neurotrasmettitori tanto fondamentali quanto importanti per il nostro equilibrio psico fisico.

Tali meccanismi dunque, influenza perfettamente i comportamenti quotidiani degli esseri viventi: se un’azione facilita il rilascio di dopamina, tenderò a ripeterla in modo da avere un rilascio di dopamina più frequente.

É il meccanismo delle droghe e dell’assuefazione a tali sostanze: la cocaina e l’ecstasy – ad esempio – creano un rilascio artificiale di dopamina istantaneo, che il cervello legge come attività a cui legare tale produzione.

In questo modo si sviluppa la cosiddetta “addiction” alla sostanza, la cui assunzione accelera la dinamica di ricompensa nell’essere umano.

Esistono però altri modi per stimolare la produzione naturale di dopamina, senza far ricorso a tali metodi sintetici e per nulla raccomandabili: ascoltare musica, fare l’amore, fare attività fisica, fissare dei traguardi e raggiungerli, evitare la procrastinazione, mangiare in modo equilibrato e rispettare un corretto ritmo di sonno / veglia.

Sembra la prescrizione di un medico qualsiasi? Ebbene, il nostro cervello produce tutto quello di cui abbiamo bisogno all’occorrenza, per questo rispettarlo e conoscere ciò di cui è capace è fondamentale per riuscire a star bene e vivere meglio.

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