
Piuttosto adolescenziale, conosciuto quando entrambi siamo entrati nel collegio dei Salesiani: è in quel periodo di collegio che abbiamo maturato il rapporto che sarebbe durato tutta la vita.
Eravamo due “fuori corso”, più vecchi di due anni rispetto agli altri, per questo ci siamo cercati, perché bocciati recidivi alle scuole primarie. Quindi eravamo “più vecchi” di due anni, facevamo i “boss” – Salesiani permettendo – anche se la disciplina era molto rigida.
Eravamo diversi: lui molto intelligente, eccellente matematico, al contrario di me più astratto e “commerciale”, più orientato a quello che oggi si chiama Marketing.
Ci sono tanti tipi di intelligenza, l’ho capito strada facendo: la mia era più orientata ad ottenere risultati pratici, lui era più teorico, tanto che poi nella vita non gli è servito a molto. La mia indole esuberante, emotiva e creativa: questa si mi è servito molto, nella professione e nelle relazioni.

Ci siamo frequentati per un lungo periodo anche una volta terminati gli studi. Saputo del mio infortunio, Gianni è accorso all’ospedale a farmi visita e data la gravità dell’incidente, per rassicurarmi, ricordo che mi aveva detto che avrei sempre potuto contare su di lui.
Ci volevamo bene.
Una volta più grandi ed entrambi coniugati, con attività e vite diverse, pur rimanendo molto amici ci si vedeva meno. Gianni si trascurava, era poco attento ai dettagli, non guardava l’alimentazione, era ingrassato, con la moglie non aveva una perfetta intesa nonostante non si siano mai separati, gli piacevano molto gli animali, i cani, i cavalli, aveva un negozio di bomboniere e anche la sua attività risentiva di queste situazioni.
Si era sempre più isolato e se è mancato, é stato solo perché non aveva regole nella cura di sé stesso. É poi mancato non so bene per quale causa, in quel periodo ero in Messico e non ho quindi potuto essergli vicino, non ho potuto nemmeno parlare con la moglie della quale ero ottimo amico.
E Gianni così se n’è andato.
Ricordo due o tre belle vacanze che abbiamo fatto insieme con la sua macchina. Io mi ero già fatto male e guidava lui, e condividevamo il grande piacere della libertà dopo i lunghi anni di collegio. Eravamo carichi di aspettative e di quello che ci poteva riservare il futuro, facevamo tanti progetti e, pieni di testosterone, ci guardavamo intorno.
Qui, con questo brano, la mente corre a quel periodo:
Il futuro, nel mio caso, mi ha sorriso – non troppo ma come è normale – diversamente da Gianni che si è assestato su un tono più basso, non ha brillato come avrebbe potuto.