
Che cos’è la felicità? Il dilemma forse più grande dei nostri tempi non ha una risposta certa, ma da qualche tempo sarà possibile scoprirlo anche in un museo.
Da quest’estate infatti, a Copenaghen è possibile visitare il “Museo della felicità”, l’unico al mondo a proporre un viaggio tra scienza ed emozioni anche in tempi di pandemia globale.
In Danimarca, grazie a Meik Wiking, CEO dell’Happiness Research Institute, si è scelto di firmare e promuovere questo progetto nell’ambito dei propri studi riguardo questa materia magmatica e affascinante dell’essere umano.
Che cos’è la felicità, quindi? Al museo non troverete la risposta – sia chiaro – ma potrete addentrarvi tra dati, riflessioni e attività sul tema, rendendo la felicità una cosa seria.
Il museo poi propone un’attività del tutto singolare: provare a riconoscere l’anatomia di un sorriso sincero rispetto a quella di un sorriso forzato. Un obbiettivo che si lega al desiderio di interrogarsi sempre di più sugli effetti delle nuove tecnologie sui sentimenti e su ciò che accade nel cervello quando la felicità irrompe senza bussare.
C’è poi un particolare oggetto di studio, tipico della Danimarca che stuzzica l’interesse per questo particolare museo.

L’Hygge: che cos’è?
Tra i tanti aspetti esaminati, uno brilla per la sua eccentricità: l’hygge, il sentimento di benessere dato dallo stare a casa con le persone care e tipico dei paesi del Nord Europa come Svezia e Finlandia, è al centro di esperimenti e analisi, così da permettere a chiunque di conoscerlo e studiarlo.
Tale sostantivo è però qualcosa di molto fluido, proprio come il concetto di felicità: secondo una ricerca europea ad esempio, i cittadini danesi sono i più felici del mondo a causa delle scelte di vita che gli permettono di vivere più tempo con la propria famiglia, in un ambiente di rilassamento e tranquillità.
L’hygge, secondo una delle definizioni sarebbe proprio questo: una sensazione, un’attività, un insieme di fattori legati al senso di comodità, sicurezza, accoglienza e familiarità.
Essa fa riferimento alla storia della Danimarca: questo paese, sia per clima che per posizione geografica, ha nella luce e nel calore due aspetti fondamentali della vita
comunitaria e privata. La creazione di abitazioni accoglienti, atte a permettere l’esistenza di una vita familiare attiva e condivisa è per questo alla base della cultura danese.
L’Hygge si fonda proprio su questi aspetti fondamentali: la luce, lo stare insieme, il cibo e la casa. Tutti elementi che si possono ritrovare nelle ricette dell’Hygge – come lo sciroppo di sambuco – e nei momenti di conviviali con amici, parenti e familiari in cui si è intenti a bere bevande calde, cucinare dolci, godersi il tepore del camino insieme e scegliere attività all’insegna della convivialità.
Atmosfera – abbassare le luci, accendere una candela.
Presenza – essere qui e ora, spegnere i telefoni.
Piacere – concedersi caffè, cioccolato, biscotti, torta.
Eguaglianza – il “noi” deve vincere sul “me”.
Gratitudine – accogliere quel che c’è.
Armonia – non c’è competizione.
Comfort – mettiti a tuo agio, prendi una pausa, rilassarsi è tutto.
Tregua – non drammatizzare; si parlerà di politica un altro giorno.
Spirito di solidarietà – condividere racconti e ricordi.
Rifugio – un posto di pace e sicurezza
Il museo della felicità, e l’Hygge lontano da casa
Il contatto con la natura, i centri sociali – ad esempio una chiesa sconsacrata adibita ad ambiente Hygge – e finanche il luogo di lavoro devono avere questo imprinting di convivialità secondo la maggior parte dei danesi.
Un concetto intorno al quale ruota tutta la cultura del nord, e che nel museo della felicità potrà essere studiato anche da chi viene da altre parti del mondo.
Purtroppo, per ora l’ingresso è riservato a sole 30 persone per volta ad un costo di circa 13 euro (95 corone). Un piccolo investimento, per avvicinarsi un passo in più a scoprire che cosa sia davvero la felicità.