
Un adolescente di centro Milano e la pandemia mondiale che ha colpito il mondo lo scorso gennaio. Un binomio non di certo insolito per analisti, giornalisti, scrittori e politici che in quest’ultimo periodo hanno cavalcato l’onda di una sensibilità acutizzata relativamente ai soggetti della nostra società e alla pandemia.
Il libro che vogliamo proporvi oggi è di un ragazzo classe 2000, Cesare Milanti, che alle spalle ha una manciata di articoli sportivi e tanta passione per uno sport: il basket.
Basket che ritorna nel titolo (retina), basket presente con metafore tutto il libro di Cesare e che per gli appassionati servirà a scrollarsi di dosso quella atmosfera di difficoltà che permea tutto il libro testimoniando come questa crisi abbia inciso direttamente sulle nostre vite.

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La domanda che quindi potreste porvi a questo punto dell’articolo è: perché leggere questo libro? Parla di un ragazzino appassionato di basket nel corso della pandemia?
Beh, il libro effettivamente è imperniato sulla storia di Carlo, nato a metà tra Italia (papà) e Cina (mamma), e del suo anno scolastico interrotto a causa della pandemia, ma Cesare nasconde tra le pagine molto più di quello che un breve riassunto potrebbe raccontare.
La storia di Carlo, tinta dell’arancione della palla da basket, è una storia di rinascita, di consapevolezza di sé e di crescita, affrescata da un esponente di quella generazione che più è stata colpita da questa pandemia.
I giovani, miei cari, hanno risentito moltissimo dell’anno di clausura forzata, vedendo cambiare tutti i paradigmi della propria esistenza e della propria socialità. Questo libro ci porta in viaggio tra Cina e Italia al tempo di questa discrepanza sociale, raccontando in presa diretta la vita di un ragazzo che da un giorno all’altro si è visto terremotare tutto quello che stava costruendo.
Un esempio per tutti
Il libro poi parla anche di razzismo, di crescita, di distanze scoiali amplificate, di amore, di sogni e di speranze, mixando tutto in una storia che ci lascia col fiato sospeso in attesa di una – ipotetica – conclusione lasciata al lettore.
In questa marea di temi attuali e profondamente importanti, il protagonista di Cesare Milanti ci porta per mano alla scoperta di un nuovo sé: Carlo subisce una trasformazione nel corso dei mesi di pandemia, una trasformazione che attraversa periodi bui e complicati.
Per questo, pagina dopo pagina, la storia di Carlo si fa un po’ nostra: nei mesi di pandemia il lutto, la distanza, il dolore e la paura ci hanno attanagliati, ma ora sembra che le cose possano pian piano tornare alla normalità.
Una normalità nuova però, diversa, dettata dai cambiamenti interiori che questa crisi ci ha offerto di compiere. Carlo è l’esempio perfetto per riflettere su ciò che di noi abbiamo cambiato con l’avvento di questa crisi, e per sentirsi un po’ meno soli nell’affrontare una cosa molto più grande di noi.