
In età adulta i mental coach ma anche solamente gli psicologici lo consigliano vivamente chiamandolo “journaling“, e letto così può sembrare essere una pratica molto complessa. In verità non si tratta di altro se non tenere un “diario di bordo” che, specie per chi vive momenti di forte stress tra lavoro, faccende intime e familiari, può essere un vero e proprio toccasana per mettere a fuoco l’obiettivo ma anche per sfogare paure, pensieri e blocchi emotivi che a parole non riescono ad essere detti.
Journaling: che cos’è e perché fa bene alla salute psicofisica
Ecco perché la tecnica del journaling può essere così importante. Ad averne studiato i benefici è stata anche la rinomata Università di Cambridge seguita a ruota da uno studio pubblicato dal Journal of Experimental Psychology che ha evidenziato come la semplicissima pratica di scrivere a mano, su carta, i propri pensieri possa avere conseguenze dirette sulla riduzione dei pensieri negativi e sul miglioramento del benessere psicofisico specie dopo eventi traumatici e molto stressanti.
Un colloquio intimo e personale con la carta
Con il journaling, tenendo dunque un piccolo e tascabile diario di bordo in cui sfogarsi senza limiti e morali di tutto ciò che si pensa senza dirlo, permette oltretutto di andare ad esplorare la propria psiche analizzando così le emozioni provate, un vero toccasana per la salute mentale e psichica della persona. Trattandosi di un colloquio a tu per tu, intimo ed estremamente personale, tra la persona e la carta, il journaling non conosce un “modo”, ognuno possiede il suo. Può esservi un momento specifico della giornata come la mattina o la sera per annotare i propri pensieri prima o dopo aver portato a termine i propri doveri ma può essere una scrittura immediata senza tempo, un quadernetto da sguainare alla prima occasione possibile per seguire flussi di coscienza in freewriting, scrittura libera.