
Immagina la scena: arrivo a casa per cena, per dopo avevo in mente di passare qualche momento di intimità con Angela. Mi ero un po’ preparato, volevo anche sperimentare la mia prima pastiglia di Viagra.
Di contorno c’era il sesso virtuale: già da tempo sperimentato ma molto raramente, anche perché Angela acconsentiva solo per farmi piacere. Quella sera era una di quelle volte, avevo “corrotto” Angela ed ero ansioso di iniziare.
Ero un “pioniere”, parliamo dei primi anni 2000 le connessioni erano lente, specialmente per delle videochat con l’utilizzo di WebCam. Si poteva fare quello che oggi si fa molto meglio: i video non si congelano più e le immagini scorrono fluide.
Detto questo, ero indubbiamente caricato. Difficile descrivere lo stress mentale, circa le ansie, fisico a proposito dell’agitazione perché stavo per fare qualcosa di “forzato”. Forzavo Angela, forzavo la situazione da qui il forte stress emotivo di cui ti parlavo.
La sessione di videochat in programma non ha avuto molto successo: era tipico, non era facile trovare il corrispondente desiderato. Vuoi sempre per le difficoltà tecniche, e anche per il gradimento della persona con cui ti interfacciavi: la cosa doveva essere reciproca.
Assunsi allora la mia prima pastiglia di Viagra, rispettati i tempi prescritti siamo finiti in camera da letto. Il rimedio mi aveva aiutato ma l’atto in sé era stato sofferto e controverso per i motivi sopra indicati. Raggiunto l’orgasmo con reciproca soddisfazione, ancora prima di ritrarmi ho sentito come una pugnalata sotto al collo.

Il dolore è stato immenso, indescrivibile: talmente acuto da farmi contorcere tra le lenzuola. Angela, spaventata, chiamò la guardia medica mentre la situazione era rapidamente degenerata con conati di vomito che si erano presentati piegandomi sulle ginocchia e costringendomi a rigettare la cena.
Arrivata l’ambulanza mi portarono all’ospedale Gradenigo di Torino dove, d’istinto ho chiesto al personale medico se avessi avuto un’emorragia celebrale. Il dolore era infinito.