
Devi sapere che sono un invalido del lavoro. A diciott’anni, una mattina, ho lasciato la mano destra nei rulli di una macchina da stampa. Dopo, ho dovuto trasformare la mia patente in “Patente B speciale” per adeguarla alla mia nuova condizione.
Per più di cinquanta anni mi hanno ritenuto idoneo a guidare autovetture e altri veicoli non oltre i 35 quintali senza nessun adattamento. Solo nell’ultimo decennio avevano reso obbligatorio il cambio automatico, cosa che non ho contestato.
Lo scorso aprile sono inciampato alla visita medico collegiale per il rinnovo della patente, lì mi è stato imposto l’inserimento di due nuovi adattamenti per ottenere il rinnovo. Mi hanno anche informato che potevo fare ricorso per il provvedimento: non ho esitato un attimo e ho proceduto a ricorrere rispettando le indicazioni.
L’apice dell’assurdo sono i tempi, in quanto io non contesto i nuovi dispositivi – le leggi possono cambiare – ma sicuramente non accetto i cinque mesi che sono intercorsi peressere accettato ad una nuova visita medico legale.
Fatta la visita, altra sorpresa: devo comunque essere sottoposto all’esame di guida da parte di un ingegnere della motorizzazione. Ma lo scandalo qual è? Si paventano altri tempi lunghi: l’attesa fino a gennaio per fare l’esame di guida.
Nove mesi! É un parto! E nemmeno per avere la patente, ma per essere solo esaminato!
Tutto questo è ancor più scandaloso se pensiamo che l’Italia è il settimo paese più industrializzato al mondo! Non è accettabile!
Pensate che in America – a Miami – e a Città del Messico, la patente me l’hanno data in un giorno!
Mi hanno fatto la foto, il questionario medico e stampato il documento, immediatamente!
É qualcosa che non accetto, addirittura non è legittimo! Non è accettabile che una persona sia privata della libertà di circolare. Lascio stare tutte le considerazioni sociali, psicologiche, economiche e giuridiche che fanno parte di un contesto più generale, ma che comunque fa riflettere, e sul quale non mi fermo.
Se le catene non saranno sufficienti, marcerò su Roma, è la prima cosa che mi viene in mente, ma potrebbero esserci altre iniziative.
A chi mi legge, secondo le sue possibilità e giudizio, chiedo il consenso.
Non solo per me, ma per tutti gli altri disabili!