
La mia esperienza in camper è nata dall’idea di intraprendere un’avventura insieme alla mia compagna di vita, Nancy. L’amore per il camper però era già sbocciato 20, 30 anni fa quando avevo acquistato un camper non per vivere ma per lavorare. Ricordo che ai tempi, quando lavoravo come assicuratore, mi inventai una polizza mirata alle sole aziende che distribuivano medicinali e che temevano furti e per concludere i contratti avevo necessità di spostarmi di sede in sede.
Per questo motivo decisi di muovermi in camper che mi permetteva di avvicinarmi all’azienda: viaggiavo, arrivavo a destinazione, mi facevo la doccia, indossavo la mia cravatta e raggiungevo il cliente come se fossi appena uscito da un qualunque hotel a 5 stelle.
Ora, a tanti anni di distanza, il camper ha conciliato i due aspetti: lavorare e vivere. Svegliarmi la mattina implica quasi sempre, necessariamente, il dovermi mettere all’opera, mantenermi attivo nella mia routine da camperista alle prese con i piacevoli “fastidi” che un camper può dare; aspetto che però si coniuga alla vita quotidiana fatta di viaggi, mete, destinazioni. Ad oggi mi sono costruito una bella routine che mi vuole sempre in movimento tra scomodità e desideri e da buoni interattivi, io e Nancy, non conosciamo vie di mezzo.
Quando il camper è fermo leggo, navigo, esploro mondi sconosciuti e lo faccio anche quando accendo il camper in attesa di far scaldare il motore. Il grosso dell’energia devo dire di averlo soprattutto la mattina, l’ho ereditata da mia madre, mentre al pomeriggio preferisco rilassarmi, godermi una breve siesta o mettermi in viaggio andando in giro alla ricerca di nuove sorprese, luoghi inaspettati e paesaggi che difficilmente potrei trovare e che invece, viaggiando il camper, si prospettano dietro le curve meno sospette.