Questo libro è consigliato a tutte quelle persone che non si fermano alle apparenze, a chi come me attraverso la lettura, entra in contatto con persone, emozioni e mondi nuovi che altrimenti non avremmo avuto la possibilità di conoscere.
“Quando venni ricoverata la prima volta in manicomio ero poco più che una bambina, avevo sì due figlie e qualche esperienza alle spalle, ma il mio animo era rimasto semplice, pulito […].
Insomma, ero una sposa e una madre felice, anche se talvolta davo segni di stanchezza e mi si intorpidiva la mente. Provai a parlare di queste cose a mio marito, ma lui non fece cenno di comprenderle e così il mio esaurimento si aggravò, e morendo mia madre, alla quale io tenevo sommamente, le cose andarono di male in peggio tanto che un giorno, esasperata dall’immenso lavoro e dalla continua povertà e poi, chissà, in preda ai fumi del male, diedi in escandescenze e mio marito non trovò di meglio che chiamare un’ambulanza, non prevedendo certo che mi avrebbero portata in manicomio”
Così esordisce Alda Merini nel suo libro “L’altra verità. Diario di una diversa”, una delle scrittrici più significative, anticonformiste e controcorrente della letteratura italiana.
Il libro, pubblicato nel 1986 dall’editore Scheiwiller, è scritto sotto forma di diario e racconta del suo ricovero decennale in manicomio al Paolo Pini di Milano. Uno sguardo sull’inferno vissuto da Alda, tra elettroshock ed emarginazione sociale.
Per Alda le notti all’interno del manicomio sono infinite e gli eventi violenti, si susseguono giorno dopo giorno. Attraverso le sue parole si può capire la sofferenza che ha provato:
Ma anche all’inferno ci può essere qualcosa di bello e puro come l’amore platonico che Alda prova per Pierre.
Pierre è un paziente della sezione maschile. È la sua oasi di pace dove rifugiarsi quando le violenze che subisce diventano insostenibili.
Ma quando viene scoperto il loro idillio platonico, Pierre viene trasferito in un altro manicomio.
Alda Merini con le sue parole, riesce a trasportare il lettore all’interno di quell’inferno, riesce a far percepire gli odori e le urla strazianti dei malati.
Parole forti che gettano luce su ciò che dovevano sopportare quelle persone che venivano considerate “pazze”.
“Il vero inferno è fuori. A contatto con degli altri, che ti giudicano, ti criticano, e non ti amano”.
Il vero manicomio per Alda è fuori da quelle mura, dove è stata giudicata, emarginata e non amata. E attraverso le sue parole riesce a trasmettere la sua voglia di libertà e di riscatto.