Il collegio, i Salesiani

Salesiani

Vissi l’esperienza del collegio dei Salesiani negli anni ’60, dal 1961 al 1966. Quando i miei genitori mi accompagnarono il distacco fu molto rapido: mi portarono subito in una camerata con più di novanta letti, in cui era sistemato anche un piccolo armadietto per ciascuno, in cui riporre le poche cose personali che avevamo.   

La struttura era semplice: poche regole, precise e necessarie, da seguire. Alla mattina ci mettevamo in fila in base ai letti, in modo da non ammassarci ai lavandini per lavarci i piedi e le mani, una volta alla settimana c’era la doccia, tre minuti di orologio in modo da non lasciarci indugiare su noi stessi. 

Qui trovavamo la famosa targhetta con scritto “Dio ti vede”, che dava il significato della mortificazione sessuale latente. Questo è stato il “danno” che mi hanno lasciato, circa la loro interpretazione nei confronti della sessualità, messa sempre in primo piano. Tali idee mi hanno condizionato negli anni, e me ne sono liberato solamente dopo molto tempo quando sono diventato più consapevole nei rapporti in “camera da letto”. É anche il motivo per il quale poi, nel corso della mia vita, ho abbandonato la fede, la religione.

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Tutti i giorni avevamo la messa alla mattina, mentre alla domenica ce n’erano due, una addirittura cantata e una breve. Al pomeriggio c’erano le visite per chi le aveva, mentre gli altri invece facevano ricreazione. La sera invece c’era il cinema: noi in galleria, in platea spesso le ragazze del collegio delle suore, che noi non incontravamo assolutamente, neanche le vedevamo. 

Mattino e pomeriggio erano rispettivamente suddivisi in quattr’ore di studio e quattro ore di laboratorio: io lavoravo nel laboratorio tipografico, ma c’erano anche laboratori di falegnameria, elettrotecnica, rilegatura, compositori di libri, di sartoria. Insomma, era una scuola professionale di arti e mestieri, un esercito di persone, un ingranaggio che funzionava alla perfezione. 

Loro mi hanno insegnato una professione, mi hanno formato. Era ed è tuttora una grande istituzione; lamento solo l’educazione sessuale che al contrario era molto ristretta. 

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Vorrei condividere con voi alcune riflessioni sulla vita. La realtà è che nessuno di noi è un supereroe. Abbiamo tutti i nostri limiti e siamo vulnerabili agli ostacoli che la vita ci pone davanti.

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Seguire la tua deviazione significa creare il tuo percorso nella vita.

Si tratta di abbracciare il cambiamento e correre dei rischi alla ricerca di una vita che ami.
Che tu sia arrivato a un vicolo cieco o stia cercando un percorso alternativo, seguire una deviazione riguarda il viaggio alla scoperta di te stesso e alla crescita… non la destinazione.

Se dove sei non è dove vuoi essere, allora è il momento di seguire la tua deviazione…