
Avevo appena 18 anni e avevo finito gli studi in collegio dai Salesiani a Torino; a quell’epoca volevo solamente costruirmi una posizione lavorativa, crearmi una famiglia, avere una donna al mio fianco e tutto ciò che sapevo di volere era di essere padrone di me stesso.
Il tipografo, il dovere, il lavoro
Non esisteva in quegli anni la filosofia del “piacere”: il piacere è sempre stato secondario, qualsiasi cosa fosse arrivata da fare l’avrei fatta per dovere, facendomela piacere in qualche modo. E in questo ero determinato, ho sempre voluto
Era la seconda metà degli anni ’60, avevo 18 anni e in quel periodo non si andava troppo per il sottile, c’era poco da discutere, c’era da lavorare. In quegli anni la figura del tipografo, un po’ di nicchia, era molto richiesta sul mercato del lavoro ed io arrivavo dalla scuola grafica salesiana che aveva un’ottima qualifica. Capitava spesso infatti che le ditte si rivolgessero ai salesiani proprio per offrire ai loro alunni lavoro nelle aziende e così era successo anche a me.
Non volevo avere un padrone: mi ricordo la sveglia di mio padre, la mattina alle 6, e ricordo che fra me e me, ancora molto piccolo, già mi dicevo ‘non voglio alzarmi presto per timbrare un cartellino’. Crescendo, da titolare, alle 5 del mattino mi sono svegliato ma è sempre stato per mia scelta e mai perché qualcuno aveva deciso che dovessi farlo.
Quando è arrivato l’incidente, la mia vita è totalmente cambiata, in meglio 🙂